Vomitava ricordi, come palle di pelo per i gatti, ma poi, li rimangiava.
Nell'anima era il suo nome tatuato.
Il cuore giaceva inerte come il suo volto in quella foto sfocata.
Gli occhi ingialliti per il troppo fumo non si addormentavano più.
Non c'erano aerei abbastanza veloci per accorciare le distanze.
Colpevole. Stanco. Aggressivo.
(Scritta tempo addietro)
- Rasoi per depilarsi le vene -
A. guardava il cielo della casa dei suoi. Quel cielo scuro che conosceva bene, quello che aveva imparato ad amare e che, comunque, suscitava sempre sorprese.
Poi, c'era il vialetto alla sua destra, che illuminato da quei lampioni dalla luce color arancio, gli ricordava il fascino di qualche paese rurale, sperduto su una qualche montagna.
Quasi dimenticava, mentre osservava il riflesso di quelle stesse luci sulle abitazioni cadenti e sulla stradina deserta, di essere lì.
I rumori delle automobili, dei motorini affannati e di quei televisori sempre accesi, difficilmente lo distraevano dal pensiero che quell'autostrada, riconosciuta in lontananza, illuminata dalle stesse stelle che ornavano il suo cielo, oramai, era impraticabile.